domenica 16 febbraio 2014

IL CIPPO GROMATICO ISCRITTO DI GRANTORTO



Tre ragazzi di Grantorto, in una soleggiata mattina del giugno del 1964 invece di prendere la direzione di
Carmignano di Brenta dove si trovava la loro scuola, in bicicletta presero la direzione del fiume Brenta luogo
piu’ tranquillo e meno esposto alle interrogazioni scolastiche. Gironzolando in sella alle loro biciclette si
imbatterono, sulla sponda destra del fiume Brenta in località di Grantorto, in una pietra a forma
parallelepipeda regolare con delle scritte ai lati ed una croce in testa.
Incuriositi ne parlarono con il professore e portarono la pietra , con un carretto, nella scuola che
frequentavano. Il professore capì subito l’importanza del ritrovamento e interessò il giornale il “Gazzettino
di Padova” che pubblicò la notizia con la foto del cippo assieme ai tre ragazzi.
Due anni dopo, siamo nel 1966, il professore Ramilli, docente presso la Facoltà di Lettere dell’Università di
Padova, si interessò presso degli studiosi di Milano, esperti in centuriazioni, affinché riuscissero a decifrare
le scritte impresse nella pietra di confine.
Il risultato fu sorprendente. A parte il segno della decussis scolpito sulla parte superiore del cippo (due linee
che si incrociano ad angolo retto al centro), tipico della centuriazione, e la scritta in testa che riporta
IUSS(U) TERN(I) (per ordine dell’imperatore ogni centuria deve essere divisa da tre limiti) è il ricco apparato
epigrafico che porta a rivedere tutta la storia della centuriazione a Nord di Padova.
Con questa scoperta i confini della centuriazione a Nord di Padova finora studiati venivano ampliati
includendo anche il paese di Grantorto.
Le lettere impresse nella pietra di confine riportano V-K-VII (si legge Ultra Kardinem VII e denotano il 7°
cardine oltre il Cardine Massimo che si trovava non molto lontano dalla strada statale 47 Padova-
Bassano),mentre le lettere S-D-VIII (si legge Sinistra Decumano VIII ed indicano l’8° decumano del
Decumano Massimo che era la strada Postumia).Se noi intersechiamo il cardine VII con il decumano VIII ci
troviamo in territorio di Grantorto.
Il punto di avvicinamento tra Veneti e Romani era iniziato con la fondazione di Aquileia nel 181 a.C. ed era
terminato nel 42 a.C. con l’immissione giuridica del Veneto nello stato romano. Questa fusione tra Veneti e
Romani avvenne in modo graduale e pacifico. Come spesso accade, la cultura e gli ordinamenti giuridici e
amministrativi dei Veneti gradualmente lasciarono il posto a quelli romani.
Le città e le campagne venete subirono una forte romanizzazione. Con questo ritrovamento anche
Grantorto si trovò inserito in quel razionale sistema di divisione agraria che è chiamato “centuriazione”. Si
tratta di una tecnica usata dai geometri romani (agrimensori) per misurare la terra. Lo strumento che
usavano si chiamava “groma”, il quale consentiva di dividere il terreno (nel nostro caso) in quadrati con lati
di 710,4 x 710,4 metri precisi formando un reticolato ortogonale.
All’ incrocio del cardine e del decumano veniva piantato un cippo di pietra a forma di parallelepipedo che
sanciva con esattezza il confine della centuria.
La pietra è di enorme importanza storica e archeologica; c’è ne sono in tutto il mondo pochissimi
esemplari, forse una quarantina, e gli studiosi la fanno risalire alla metà circa del I secolo d. Cr. (età
neroniana). Ora si trova esposta nel Museo di Cittadella che si trova alla Torre di Malta.

Luciano Bon

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