L’Associazione Internazionale Azione Borghi
Europei del Gusto e l’Associazione l’Altratavola, sotto il Patrocinio
della Provincia di Pordenone, avevano promosso a Porcia e Prata di Pn (Friuli
Venezia Giulia) e a Lugano (Canton Ticino,Svizzera), il V° Festival
Europeo del Gusto, sul tema Aquositas, ovvero storie e racconti dai
borghi d’acqua di 10 regioni italiane e 10 Paesi Europei.
Le aziende segnalate dai giornalisti e dai comunicatori
dell'Associazione L'Altratavola si erano incontrate per confrontarsi,
raccontare le proprie esperienze e 'comunicare per esistere'. Si è trattato di una rassegna informativa giunta alla quinta edizione che fa
incontrare giornalisti e comunicatori, rappresentanti delle Istituzioni e
delle Associazioni, Aziende del settore agroalimentare e turistico, sui
temi della valorizzazione e della comunicazione territoriale. La
rassegna coinvolge delegati e rappresentanti di diversi borghi e
contesti territoriali e si sviluppa grazie ad un lavoro autentico di
interviste in diretta. Lo staff di comunicazione è stato costituito da
responsabili di 'reti', capaci di amplificare le informazioni ben oltre
le singole testate giornalistiche. La comunicazione online e la
comunicazione televisiva web sono al centro della rassegna. La
manifestazione aprì il 23 agosto con un anteprima di informazione presso
il Ristorante Faresin (Maragnole di Breganze), per presentare le
iniziative fra Astico e Brenta, continuò il 24 presso la Sala Stampa
della Provincia di Pordenone per la presentazione dei temi del Festival,
il 25 agosto a Conegliano, a Campolongo, con uno stage di informazione.
Domenica 26 agosto la 'carovana' dei giornalisti toccò il Medio
Friuli e raggiunse San Giovanni al Natisone. Dopo una pausa di alcuni
giorni, mercoledì 29 incontro a convivio a Loria, presso la Pizzeria
Ponte Levatoio e alla Cantina del Castellano a Camposmpiero per
presentare il progetto 'Comunicare le Terre dell'Alta padovana'. Dal 30
agosto al 1° settembre, la 'maratona' d'informazione non stop a San Vito
al Tagliamento,Villotta di Chions, Sesto al Reghena,Prata di Pn,
Porcia,San Quirino e Cordenons. Il 2 e 3 settembre la 'carovana' del
festival si era spostata a a Lugano, in occasione de Il Viso del Vino 2012,
promosso da Ticinowine,Inteprofessione della vite e del vino ticinesi.martedì 31 dicembre 2013
Il Friuli Venezia Giulia al VII Festival Europeo del Gusto
Le diverse delegazioni dell'Associazione l'Altratavola del Friuli Venezia Giulia parteciperanno
al VII Festival Europeo del Gusto sulle Ferrovie Dimenticate per raccontare la storia dell' impegno nel valorizzare borghi e territori poco conosciuti della propria regione.
Nel 2013 era stata organizzata, sul tema delle ferrovie Dimenticate, una
Tratta interessata: La ferrovia pedemontana Sacile - Pinzano al Tagliamento - Gemona del Friuli.
Punto di ritrovo: Pagina Facebook.
Descrizione: La ferrovia "pedemontana" del Friuli è un tracciato di circa 75 km che inizia a Gemona del Friuli e termina a Sacile, attraversando il Tagliamento, la stretta di Pinzano e la Valcellina.
al VII Festival Europeo del Gusto sulle Ferrovie Dimenticate per raccontare la storia dell' impegno nel valorizzare borghi e territori poco conosciuti della propria regione.
Nel 2013 era stata organizzata, sul tema delle ferrovie Dimenticate, una
Mostra online: La ferrovia "pedemontana" del Friuli
Evento online
Iniziativa a cura di: Gruppo Facebook "La ferrovia pedemontana Sacile - Pinzano al Tagliamento - Gemona del Friuli".Tratta interessata: La ferrovia pedemontana Sacile - Pinzano al Tagliamento - Gemona del Friuli.
Punto di ritrovo: Pagina Facebook.
Descrizione: La ferrovia "pedemontana" del Friuli è un tracciato di circa 75 km che inizia a Gemona del Friuli e termina a Sacile, attraversando il Tagliamento, la stretta di Pinzano e la Valcellina.
m.pietrangeli03@libero.it - Tel. 0765 486116.
Il Trentino Alto Adige al VII Festival Europeo del Gusto - Un salto ad Avio
L'Associazione l'Altratavola racconterà al VII Festival Europeo del Gusto sulle Ferrovie Dimenticate
2014 la storia del proprio impegno per far conoscere i borghi del Trentino Alto Adige e le iniziative
sviluppate in questi anni.
La Vallarsa, Avio e la Valsugana sono stati i territori coinvolti nei progetti.
Al Festival 2014 è stata invitata ufficialmente l'Associazione Transodolomites.
Un salto ad Avio
Lauro Tessaro aveva ricevuto la delegazione dei giornalisti de l’Italia del gusto, nella sala consiliare.
“ Quando siete entrati nella Valle dell’Adige, dopo aver superato l’abitato di Borghetto e la località Masi, avete incontrato l’abitato di Sabbionara di Avio con il suggestivo Castello medievale che domina la vallata. Il nostro comune è situato sulla Strada del vino e dei sapori della Vallagarina, di cui costituisce la parte meridionale.”
I vigneti sono sicuramente gli elementi che caratterizzano il paesaggio di questa zona . Avio fa parte infatti del Consorzio di Tutela Terra dei Forti, che unisce alcuni comuni della provincia di Verona e il comune della Provincia Autonoma di Trento.
“ Nella prima settimana di settembre, nel centro storico di Avio e di Sabbionara – continua l’assessore Tessaro -, si svolge la Festa della Vendemmia, iniziativa che celebra il rito della vendemmia ed i vini della Terra dei Forti, con un percorso enogastronomico nel centro storico, allietato da musiche, giochi in costume medievale e spettacoli di animazione.”
Ma, si sa, i giornalisti sono di par loro curiosi e avevano già girovagato per Avio e Sabbionara, per conoscere la gente e i produttori.
La prima tappa è stata fatta a Sabbionara, per conoscere i formaggi del Caseificio Sociale.Il Presidente Renzo Creazzi, beccato al volo, ha raccontato la storia della cooperativa, che è nata nel ontano 1911. “ Oggi con dieci soci conferitori riusciamo a produrre meglio e di più, sia quantitativamente che qualitativamente”.
La parte del leone la fa,ovviamente, il Trentingrana , ma non vanno dimenticati il Casat del Baldo
( come è stato di recente ribattezzato il nostrano di malga) e l’affogato in vino enantio ( che è un vino assolutamente autoctono).Non mancano poi la ricotta e le caciotte, per una ‘squadra’ che può contare anche sul vicepresidente Valentino Creazzi, sul casaro Renato Cader e sul vice casaro Nicola Bestagna.
Per i salumi di tradizione fate pure un salto alla macelleria di Graziano Troiani, nel cuore del centro storico di Sabbionara.
Nel panificio di Carlo Sega, in via Regina Elena in Avio, apprendiamo che i pani più comuni sono le spaccatine, così chiamate per via di una spaccatura trasversale che le segna. Mamma Claudia è assai indaffarata, ma ci ricorda che anche i biscotti artigianali sono una specialità della casa.
Chiara e Fausto Emanuelli conducono la Pasticceria Gelateria Mille Voglie ( a Sabbionara, Avio e
Rovereto) con sapienza artigianale e una vivacità che rivela tutta la loro passione per questo mestiere.
2014 la storia del proprio impegno per far conoscere i borghi del Trentino Alto Adige e le iniziative
sviluppate in questi anni.
La Vallarsa, Avio e la Valsugana sono stati i territori coinvolti nei progetti.
Al Festival 2014 è stata invitata ufficialmente l'Associazione Transodolomites.
Un salto ad Avio
Lauro Tessaro aveva ricevuto la delegazione dei giornalisti de l’Italia del gusto, nella sala consiliare.
“ Quando siete entrati nella Valle dell’Adige, dopo aver superato l’abitato di Borghetto e la località Masi, avete incontrato l’abitato di Sabbionara di Avio con il suggestivo Castello medievale che domina la vallata. Il nostro comune è situato sulla Strada del vino e dei sapori della Vallagarina, di cui costituisce la parte meridionale.”
I vigneti sono sicuramente gli elementi che caratterizzano il paesaggio di questa zona . Avio fa parte infatti del Consorzio di Tutela Terra dei Forti, che unisce alcuni comuni della provincia di Verona e il comune della Provincia Autonoma di Trento.
“ Nella prima settimana di settembre, nel centro storico di Avio e di Sabbionara – continua l’assessore Tessaro -, si svolge la Festa della Vendemmia, iniziativa che celebra il rito della vendemmia ed i vini della Terra dei Forti, con un percorso enogastronomico nel centro storico, allietato da musiche, giochi in costume medievale e spettacoli di animazione.”
Ma, si sa, i giornalisti sono di par loro curiosi e avevano già girovagato per Avio e Sabbionara, per conoscere la gente e i produttori.
La prima tappa è stata fatta a Sabbionara, per conoscere i formaggi del Caseificio Sociale.Il Presidente Renzo Creazzi, beccato al volo, ha raccontato la storia della cooperativa, che è nata nel ontano 1911. “ Oggi con dieci soci conferitori riusciamo a produrre meglio e di più, sia quantitativamente che qualitativamente”.
La parte del leone la fa,ovviamente, il Trentingrana , ma non vanno dimenticati il Casat del Baldo
( come è stato di recente ribattezzato il nostrano di malga) e l’affogato in vino enantio ( che è un vino assolutamente autoctono).Non mancano poi la ricotta e le caciotte, per una ‘squadra’ che può contare anche sul vicepresidente Valentino Creazzi, sul casaro Renato Cader e sul vice casaro Nicola Bestagna.
Per i salumi di tradizione fate pure un salto alla macelleria di Graziano Troiani, nel cuore del centro storico di Sabbionara.
Nel panificio di Carlo Sega, in via Regina Elena in Avio, apprendiamo che i pani più comuni sono le spaccatine, così chiamate per via di una spaccatura trasversale che le segna. Mamma Claudia è assai indaffarata, ma ci ricorda che anche i biscotti artigianali sono una specialità della casa.
Chiara e Fausto Emanuelli conducono la Pasticceria Gelateria Mille Voglie ( a Sabbionara, Avio e
Rovereto) con sapienza artigianale e una vivacità che rivela tutta la loro passione per questo mestiere.
L'Altratavola a Gressoney
La Presidenza Nazionale dell'Associazione L'Altravola( la federazione del buon e bello vivere che unisce giornalisti , pubblici amministratori, rappresentanti delle associazioni che operano nelle comunità locali e imprenditori per valorizzare i territori e i borghi poco conosciuti del Belpaese, attaverso progetti e iniziative finalizzate a ‘informare chi informa’) aveva realizzato un percorso per far conoscere le eccellenze della Valle d’Aosta oltre i confini regionali. Dopo le iniziative di Pont Saint Martin, di Bard ( in collaborazione con il Comitato Giornalisti Amici della Via Francigena) e di Arnad, nel settembre presso la Sala del Comudel 2007 si è svolto un incontro de La Montagna dell'Informazione nel Municipio di di Gressoney La Trinitè, grazie all’attivo interessamento di Luciano Brunero (titolare della ditta Alpenzu di Verrès) e al ristorante Lo Scoiattolo di Gressoney La Trinitè. La conferenza ha permesso a un gruppo di giornalisti di ‘intervistare’ gli amministratori locali, gli imprenditori e i rappresentanti delle istituzioni culturali della Valle del Lys.
Dopo l’incontro vi è stata una cena a base di eccellenze locali presso il ristorante Lo Scoiattolo.
Gli ospiti hanno degustato le paste artigianali del Pastificio Gabriella di Courmayeur, i salumi di tradizione del Salumificio Bertolin, i vini della cooperativa La Kiuva e i formaggi della Valle del Lys (primo fra tutti la toma di Gressoney).
La toma di Gressoney viene prodotta e lavorata direttamente negli alpeggi della valle del Lys con latte vaccino scremato, pesa da 3 a 5 chili e matura in 3-4 mesi. La sua caratteristica è quella di essere venduta e consumata dopo la conservazione, durante la quale avviene l'insorgere dell'acaro del cacio e la crosta si copre della polvere prodotta dal parassita. Grazie a questa polvere il sapore di questo formaggio diventa unico determinandone il suo pregio.
Gressoney, rinomata stazione alpina ai piedi del Monte Rosa.
Situata al centro del comprensorio sciistico Monterosa Ski, tra i più moderni e vasti al mondo, con i suoi 200 km di piste e impianti modernissimi è la patria italiana del fuoripista.
Molteplici sistemazioni permettono di trascorrere un periodo di vacanza a Gressoney, breve o lungo che sia, all'insegna dello sport e del divertimento, della cultura e della scoperta delle antiche tradizioni Walser.
Numerose le attività sportive che la distinguono, sia nel periodo invernale che in quello estivo: ascensioni alle alte vette del Monte Rosa, golf, tennis, equitazione, rafting, kayak, parapendio, mountain bike, atv/quad, pattinaggio, sci fuoripista, sci di fondo, racchette da neve...
Alla sera i bar e i locali tipici si popolano di giovani e si animano di spettacoli, musica e balli, offrendo sempre nuove occasioni di divertimento, momenti per stare in compagnia e stringere nuove amicizie.
La popolazione Walser che abita la Valle di Gressoney dal XIII° secolo, vanta un bagaglio di storia e di tradizioni unico in tutto l'arco alpino.
La lingua, gli usi e i costumi vivono ancora oggi, anche grazie ad associazioni, musei e manifestazioni che permettono di rivivere tale antica cultura anche nella quotidianità del XXI secolo.
L’Hotel Ristorante Lo Scoiattolo
Il ristorante, personalmente curato dai proprietari è un momento d'incontro per buongustai. Silvana e Azzurra offrono piatti della tradizione valdostana curati e gustosi.
Dolci casalinghi vengono proposti a fine pasto o al risveglio sul buffet delle prime colazioni.
La cantina è ben assortita con tutti i prodotti della Valle d'Aosta e un buon numero di prestigiose etichette nazionali.
Al calore di una tipica stufa "Walser" in pietra ollare l’ospite può trascorrere piacevoli serate in un ambiente unico, e come insegna l'antica tradizione gressonara le serate sono rallegrate da grappe, genepy e caffè alla valdostana.
2008 : Italia del gusto e gli incontri nella Bassa e Media Valle d'Aosta.
Il Parco d'informazione della Valle d'Aosta (delegazione territoriale di Italia del Gusto), ha realizzato nel gennaio 2008 alcuni incontri nella Porta della Vallèe. Si è trattato della presentazione del piano di comunicazione territoriale, che è stato realizzato a Donnas ( in occasione della millenaria Fiera di Sant'Orso) e dell'incontro che si è tenuto ad Arnad, per la 'candidatura' del borgo valdostano nella rete Borghi Europei del Gusto.
L'incontro di Arnad ha rappresentato anche l'occasione per documentare l'intenso lavoro di informazione che Italia del gusto ha realizzato nel corso del 2007, grazie alla collaborazione instaurata con il Salumificio Maison Bertolin e con la cooperativa La Kiuva (produttrice di ottimo vini) di Arnad, con Alpenzu ( di Verrès, Golosità della Valle d'Aosta,produttore di confetture, ragù e sughi, fondute, mieli, ecc.) e il Pastificio Gabriella di Courmayeur.
Ma tutte queste iniziative non srebbero state state realizzate senza il concorso di un gruppo di aziende che si sono impegnate con il Salumificio Bertolin a sostenere il progetto. Vogliamo ricordarle : dal Nordest i F..li Bolzonello ( selettori e affinatori di formaggi di Volpago del Montello), il Salumificio Spader ( produttore della classica sopressa e porchetta venete, di Farra di Soligo),l'agenzia pubblicitaria Francescon e Collodi di Conegliano,Natural Mix di Cavaso del Tomba (Fantasie al Bar), Viterie Bal.bi di San Fior (Treviso),Ciemme Service srl di Povegliano(Tv)e la ditta Alfonso Gallina (Valdobbiadene, Scavi e Movimento Terra). Dal Canavese è stata raccontata infatti l'esperienza di Mauro Demartini di Forno, giovane e affermato talento nel settore del pane e dei dolci tradizionali della sua terra.
LE ECCELLENZE DELLA VALLE D’AOSTA IN RETE
Dal Salumificio Maison Bertolin, una scelta ragionata per l’Italia del gusto
La federazione del buon e bello vivere Italia del gusto ha promosso la conoscenza di alcune delle eccellenze della Valle d’Aosta nel circuito nazionale della propria rete giornalistica.
Tutto è partito grazie alla collaborazione con il Salumificio Maison Bertolin di Arnad.
L’esperienza, la passione e l’attenzione al mercato in costante evoluzione hanno permesso al Salumificio Maison Bertolin di diversificare la produzione tanto che oggi, oltre al famoso Lard d’Arnad DOP, il prodotto leader del salumificio di Arnad, sono più di trenta le pregiate varietà di salumi che vengono prodotte e commercializzate. Vere prelibatezze per tutti i gusti, lavorate con metodi naturali e stagionate seguendo i processi consolidati da una lunga esperienza. Salami, pancetta, coppa, boudin, carni essiccate, salate o salmistrate costituiscono delizie esclusive che non possono mancare sui taglieri degli appassionati gourmet. L′ingrediente principale è sicuramente la carne, suina, bovina, equina o di selvaggina, la quale viene trattata e miscelata con i profumati aromi naturali del luogo. Alloro, salvia, rosmarino, ginepro, piante aromatiche e altre erbe di montagna conferiscono sapori unici e indimenticabili! In considerazione dei mutamenti e delle tendenze del mercato alimentare il Salumificio Maison Bertolin, ha lanciato nel 2005 la sfida dei prodotti da freezer con la produzione della nuova linea Cuisine de La Maison.Oggi Bertolin produce e commercializza in Valle d’Aosta, Francia e Svizzera le 5 referenze della linea Cuisine de La Maison, piatti pronti in monoporzione di ricette tipiche valdostane: La Sorsa, La Verzè, La Puarò, Le Crespelle e La Favò. Dall’esperienza e dalla profonda conoscenza del territorio, che caratterizzano il lavoro della famiglia Bertolin-Péaquin, nasce Dinus Donavit,l’Olio di Noce, un prodotto unico perchè ottenuto dalla prima spremitura a freddo di noci valdostane selezionate, a basso contenuto di acidità.
Accanto al Salumificio, Italia del Gusto ha voluto presentare anche le delizie di Alpenzu.
Alpenzu è nata allo scopo di promuovere e divulgare antiche ricette della cucina valdostana, per dare la possibilità ai tanti turisti che vanno a visitare queste belle montagne, di portare a casa le specialità alimentari locali.
Un laboratorio artigianale (una grande cucina) a conduzione familiare dove si usano antiche ricette, custodite gelosamente, e dove sono eseguite tutte le lavorazioni manualmente al fine di ottenere un prodotto genuino dal sapore pieno e fresco senza l’aggiunta di conservanti e coloranti.
La Fontina d.o.p. è sicuramente la punta di diamante, nel settore della produzione lattiero casearia, della Valle d’Aosta, questo formaggio di latte intero vaccino a pasta morbida che fonde facilmente, è la base per la preparazione della Fonduta con Fontina Alpenzu che potete trovare nella versione più tradizionale o con l’aggiunta del tartufo o del vino bianco Muller Thurgau DOC Valle d’Aosta.
Come frutta vengono utilizzate mele, pere, castagne e frutti di bosco che sono trasformate in Confetture extra con la sola aggiunta di una minima quantità di zucchero. I frutti di bosco e le castagne vengono anche conservati sotto sciroppo.
Tutto questo lavoro viene da lontano. All’inizio venivano trattati solamente vini, prima nazionali e poi valdostani. Poi l’attenzione verso il prodotto tipico li ha portati a privilegiare questo particolare settore. Non tragga in inganno il nome vagamente tirolese: il nome deriva da una frazione di Gressoney, in effetti una zona germanofona in piena area del patois francesizzante.
Gabriella e Giovanni rilevano nel 1980 un laboratorio di pasta artigianale in Courmayeur, che esisteva da circa dieci anni.
“ Provenivamo entrambi da esperienze professionali diverse – ci dicono -, ma ci accomunava la stessa passione per la buona cucina e il buon bere. Tanto è vero che abbiamo da poco conseguito anche la qualifica di sommelier ”.
Il Pastificio Gabriella propone oggi tutta la linea delle paste fresche ( ravioli, tortellini, panzerotti, gnocchi……) e una linea di pasta essiccata per oltre cento formati. Il Pastificio Gabriella ha poi sviluppato un settore di dolceria artigiana, che sforna degli ottimi biscotti, i torcetti e le tegole valdostane.
“ Ma il nostro vero fiore all’occhiello sono le mele renette disidratate. Siamo gli unici al mondo a produrle.”
E non potevamo mancare i vini, in questo caso della cooperativa Kiuva: una cooperativa dove fra i soci ci sono tantissimi giovani, tanto che, in controtendenza con l’andamento generale e con quanto auspicato dall’Unione Europea, qui si sono reimpiantate viti per circa 10 ettari (ricordiamoci che qui siamo nella valle della Dora Baltea, dove i vigneti si inerpicano sui fianchi della montagna), recuperando tra l’altro zone che erano state abbandonate e reimpostando un equilibrio idrogeologico tanto delicato.
La politica generale della cooperativa si fonda sulla qualità, la quale a sua volta trae origine da produzioni, locali e dei comuni limitrofi, non eccessive. I numeri lo confermano: 60 soci ed una produzione che si aggira sulle 60 mila bottiglie. Tutti i vigneti si trovano tra i 380 ed i 500 metri slm, con posizionamento delle varie qualità a seconda dell’altitudine, dai bianchi più in alto ai rossi più in basso.
“ Abbiamo degustato recentemente al Forte di Bard uno splendido chardonnay della Kiuva – osserva Mauro Riotto, consulente di marketing territoriale e consiliere nazionale de l’Italia del Gusto - . Siamo decisamente sulla strada del pregio.”
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La Valle d'Aosta e le Ferrovie Dimenticate
Il Cenacolo del gusto della Valle d'Aosta dell'Associazione l'Altratavola ripercorrerà al VII Festival Europeo del Gusto 2014 le tappe del proprio impegno di valorizzazione della Vallata.
Le iniziative di informazione avevano toccato soprattutto la Porta de la Vallèe e Gressoney.
Non mancherà il racconto sulle ferrovie dimenticate della Valle d'Aosta.
Nel corso della Giornata nazionale delle Ferrovie Dimenticate 2013 era stata lanciata una campagna di informazione :
Iniziativa a cura di: Circolo Legambiente Valle d'Aosta, Comitato di cittadini per la difesa della ferrovia del Drinc.
Tratta interessata: Ferrovia mineraria dismessa Cogne - Acquefredde.
Descrizione: Breve incontro con i partecipanti e i giornalisti, sulla storia della ferrovia mineraria, la proposta di completamento dei lavori di ripristino e sul buon risultato ottenuto nella campagna I Luoghi del Cuore FAI, con il ventitreesimo posto assoluto nazionale ed il primo nella categoria "Ferrovie storiche".
Note: I lavori di completamento del restauro sono stati interrotti e l'Amministrazione Regionale ha deciso di dismettere definitivamente la linea e vendere il materiale rotabile, nonostante una petizione di cittadini di Cogne che ha raccolto più di 600 firme e nonostante l'ottima adesione alla campagna I Luoghi del Cuore FAI.
La linea aveva inizio in località Acque Fredde (oggi Eaux-Froides[2]), nel comune di Gressan, punto terminale della teleferica proveniente da Aosta.
Quindi la ferrovia imboccava la breve galleria Charemoz (510 m) per poi
proseguire nella lunga galleria del Drinc (pron. franc. Drènc) di ben
6730 m, che sbucava ad Épinel nell'alta Val di Cogne, posto di movimento e sede della Sotto Stazione Elettrica per l'alimentazione della linea aerea.
Dopo un percorso a mezza costa intervallato dalla galleria di Crétaz (985 m), giungeva a Cogne (vicino al villaggio Moline, nei pressi del capoluogo), dove fu realizzato un ampio piazzale per lo smistamento delle merci, in prossimità delle teleferiche dirette alle miniere Colonna e Costa del Pino.
Vista la prevalenza di gallerie (64,5 % del percorso) la linea aveva andamento prevalentemente rettilineo (83,5 % del percorso) con curve di raggio comprese generalmente tra gli 80 ed i 150 m. Le pendenze erano in genere contenute con un massimo dell’1,5 %, il tracciato si sviluppava tra i 1515 ed i 1562 m.
Le iniziative di informazione avevano toccato soprattutto la Porta de la Vallèe e Gressoney.
Non mancherà il racconto sulle ferrovie dimenticate della Valle d'Aosta.
Nel corso della Giornata nazionale delle Ferrovie Dimenticate 2013 era stata lanciata una campagna di informazione :
Salviamo la ferrovia mineraria del Drinc
Iniziativa a cura di: Circolo Legambiente Valle d'Aosta, Comitato di cittadini per la difesa della ferrovia del Drinc.
Tratta interessata: Ferrovia mineraria dismessa Cogne - Acquefredde.
Descrizione: Breve incontro con i partecipanti e i giornalisti, sulla storia della ferrovia mineraria, la proposta di completamento dei lavori di ripristino e sul buon risultato ottenuto nella campagna I Luoghi del Cuore FAI, con il ventitreesimo posto assoluto nazionale ed il primo nella categoria "Ferrovie storiche".
Note: I lavori di completamento del restauro sono stati interrotti e l'Amministrazione Regionale ha deciso di dismettere definitivamente la linea e vendere il materiale rotabile, nonostante una petizione di cittadini di Cogne che ha raccolto più di 600 firme e nonostante l'ottima adesione alla campagna I Luoghi del Cuore FAI.
Il Trenino del Drinc (pron. franc. Drènc), che trasportava il
materiale dalla miniera di Cogne alla teleferica di Acque Fredde,
sopresso alla fine degli anni '70. Oggi è esposto al Museo minerario di Cogne.
Dopo un percorso a mezza costa intervallato dalla galleria di Crétaz (985 m), giungeva a Cogne (vicino al villaggio Moline, nei pressi del capoluogo), dove fu realizzato un ampio piazzale per lo smistamento delle merci, in prossimità delle teleferiche dirette alle miniere Colonna e Costa del Pino.
Vista la prevalenza di gallerie (64,5 % del percorso) la linea aveva andamento prevalentemente rettilineo (83,5 % del percorso) con curve di raggio comprese generalmente tra gli 80 ed i 150 m. Le pendenze erano in genere contenute con un massimo dell’1,5 %, il tracciato si sviluppava tra i 1515 ed i 1562 m.
Il Piemonte e le Ferrovie Dimenticate
Al VII Festival Europeo del Gusto sulle Ferrovie Dimenticate, il Cenacolo del Gusto del Piemonte dell'Associazione l'Altratavola, ripercorrerà la storia delle iniziative di informazione realizzate nel corso di questi ultimi dicei anni nel Canavese, in provincia di Vercelli, nella Valle Grana, nella Val Maira, nei colli di Tortona, nell'astigiano.
Non mancherà il racconto della iniziativa che si terrà per la Gionata Nazionale delle Ferrovie Dimenticate :
Tratta interessata: Cherasco - Dogliani.
Punto di ritrovo: Cherasco - stazione FS.
Orario: 9.00.
Descrizione: Camminata sui binari da Cherasco a Monchiero e proseguimento su Dogliani, sulle tracce del collegamento Monchiero - Dogliani a 90 anni dall' inaugurazione.
Non mancherà il racconto della iniziativa che si terrà per la Gionata Nazionale delle Ferrovie Dimenticate :
Quel tram che fu un grande desiderio...
Iniziativa a cura di: Amici Bra - Ceva e diramazione Mondovì - Abcdm.Tratta interessata: Cherasco - Dogliani.
Punto di ritrovo: Cherasco - stazione FS.
Orario: 9.00.
Descrizione: Camminata sui binari da Cherasco a Monchiero e proseguimento su Dogliani, sulle tracce del collegamento Monchiero - Dogliani a 90 anni dall' inaugurazione.
Parte il TrenoBlu alla scoperta della Lombardia
Un trenino a vapore che viaggia tra natura, arte e sagre gastronomiche per riscoprire i paesaggi dimenticati del Lago d'Iseo e dintorni
Ha preso il via nel 2013 il TrenoBlu, un treno turistico della Lombardia alla scoperta del Lago d’Iseo e non solo. Una gita fuoriporta lontano dallo stress del traffico per riscoprire i paesaggi dimenticati, comodamente seduti in treno. La destinazione finale può essere una gita in battello sul lago piuttosto che la degustazione di vini in Franciacorta o altre mete ancora, anche fuori regione, tutte decisamente insolite.
I treni partono da Bergamo e da Milano nella direzione del lago o dintorni e sono esclusivamente treni storici a vapore, con una sbuffante locomotiva degli Anni ’20 e con carrozze dalle classiche panche in legno degli Anni ’30 (oggi preservate nel parco storico di Trenitalia). Il viaggio si svolge principalmente lungo la linea turistica Bergamo - Palazzolo sull’Oglio - Paratico Sarnico, una linea rimasta chiusa nella tratta finale per oltre 30 anni e riattivata nel 1994.
Dalla fine di marzo a fine maggio, con il Treno di Primavera, e poi ancora da settembre a dicembre, con il Treno d'Autunno, vengono proposte interessanti iniziative rivolte a tutti coloro che vogliono trascorrere una giornata al lago o immergersi in uno dei tanti eventi enogastronomici, a stretto contatto con la natura. Sono previsti anche Treni dei Sapori in cui le mete coincidono con i paesi e i borghi dove si tengono alcune tra le più belle sagre lombarde.
I tour comprendono un pacchetto completo che include viaggio con il treno storico, escursione in battello, pranzo tipico e visite ai borghi. Non mancano le occasioni per scoprire vini e spumanti della Franciacorta e della Val Calepio.
Infine, sono previsti alcuni tour fuori Lombardia con il Treno dei Desideri della Ferrovia del Basso Sebino che, tra fine novembre e inzio dicembre, porta i turistri in tutta comodità nella magica atmosfera dei mercatini natalizi di Trento.
I treni partono da Bergamo e da Milano nella direzione del lago o dintorni e sono esclusivamente treni storici a vapore, con una sbuffante locomotiva degli Anni ’20 e con carrozze dalle classiche panche in legno degli Anni ’30 (oggi preservate nel parco storico di Trenitalia). Il viaggio si svolge principalmente lungo la linea turistica Bergamo - Palazzolo sull’Oglio - Paratico Sarnico, una linea rimasta chiusa nella tratta finale per oltre 30 anni e riattivata nel 1994.
Dalla fine di marzo a fine maggio, con il Treno di Primavera, e poi ancora da settembre a dicembre, con il Treno d'Autunno, vengono proposte interessanti iniziative rivolte a tutti coloro che vogliono trascorrere una giornata al lago o immergersi in uno dei tanti eventi enogastronomici, a stretto contatto con la natura. Sono previsti anche Treni dei Sapori in cui le mete coincidono con i paesi e i borghi dove si tengono alcune tra le più belle sagre lombarde.
I tour comprendono un pacchetto completo che include viaggio con il treno storico, escursione in battello, pranzo tipico e visite ai borghi. Non mancano le occasioni per scoprire vini e spumanti della Franciacorta e della Val Calepio.
Infine, sono previsti alcuni tour fuori Lombardia con il Treno dei Desideri della Ferrovia del Basso Sebino che, tra fine novembre e inzio dicembre, porta i turistri in tutta comodità nella magica atmosfera dei mercatini natalizi di Trento.
domenica 29 dicembre 2013
Il progetto Vecchie ferrovie in Sicilia
La Ass. Etnafreebike di Catania dal 1990 ha lanciato il "Progetto Vecchie Ferrovie", volto all'individuazione e al tracciamento di itinerari basati su vecchie ferrovie dismesse da riutilizzare per il turismo ecocompatibile. Tutto il lavoro svolto ha assunto carattere di ufficialità nazionale dal 2006 con il forte coinvolgimento di altri mtb club sul riuso a fini ciclistici in mtb delle vecchie ferrovie disseminate sul territorio nazionale.
Leggi tutto su www.etnafreebike.com/vecchieferr_2011.html.
(Newsletter CO.MO.DO)
Il rapporto annuale sulla situazione e gli scenari del trasporto ferroviario pendolare in Italia
La Circumvesuviana, la Roma Nettuno, la Padova-Calalzo, la Potenza-Salerno, ma non solo. Legambiente ha elaborato una selezione delle tratte ferroviarie pendolari peggiori d’Italia, tra riduzioni delle corse, lentezza, disservizi e sovraffollamento: una triste classifica presentata oggi dall’associazione ambientalista nell’ambito della sua campagna Pendolaria, dedicata alla mobilità sostenibile e ai diritti di chi ogni giorno si sposta in treno. Ci si deve mobilitare per una battaglia di civiltà: più treni, puntuali, moderni, puliti, per quei milioni di cittadini che ogni giorno si muovono per andare a lavorare o a studiare. La battaglia per i diritti dei pendolari non si ferma - anche perchè i problemi sono se possibile aumentati - e quest'anno con una richiesta ai Sindaci dei comuni dove passano alcune delle linee pendolari più importanti d'Italia: mobilitatevi con Legambiente e sottoscrivete Siamo tutti sullo stesso treno, il manifesto di proposte che reclama attenzione e risorse da parte di governo e regioni affinché si investa in maniera prioritaria sul trasporto ferroviario pendolare. Le iniziative di Pendolaria proseguiranno fino a gennaio in tutta Italia
Leggi tutto su www.legambiente.it/contenuti/comunicati/treni-ecco-le-10-linee-ferroviarie-peggiori-d-italia-i-pendolari.
(Newsletter Co.Mo.DO )
Al Museo di Pietrarsa affluenza record per la prima apertura domenicale
Oltre 1000 persone alla giornata inaugurale dei nuovi orari del Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, che dallo scorso week end ha aperto i battenti al pubblico anche il sabato e la domenica. L'affluenza è andata oltre ogni possibile previsione, confermando il grande interesse per l'area museale, una delle più estese d'Italia e tra i maggiori musei ferroviari del mondo.
Si sono resi necessari cinque tour guidati per accompagnare la folta schiera di visitatori accorsi per l'occasione. Un affascinante viaggio nel tempo tra le locomotive e i treni che hanno unito l’Italia dal 1839 ai nostri giorni, in 170 anni di storia delle Ferrovie italiane. Un museo diverso, aperto alla curiosità dei giovani e di tutti coloro che vedono nel treno uno strumento insostituibile per il futuro del trasporto pubblico. Pietrarsa è uno dei luoghi simbolo della storia delle Ferrovie dello Stato, un ponte teso tra passato e presente che congiunge idealmente la Bayard ai sofisticati e velocissimi treni dell’Alta Velocità.
Adagiato tra il mare e il Vesuvio, con una spettacolare vista sul Golfo di Napoli, il Museo è stato allestito, dopo accurati interventi di restauro conservativo, in uno dei più importanti complessi di archeologia industriale italiana: il Reale Opificio Meccanico, Pirotecnico e per le Locomotive, fondato da Ferdinando II di Borbone nel 1840. Una sede espositiva unica nel panorama nazionale che, per la suggestione degli ambienti e la ricchezza dei materiali conservati, rappresenta uno dei più importanti musei ferroviari d’Europa. Il Museo è stato inaugurato nel 1989. Si sviluppa su un’area di 36mila metri quadrati, di cui 14mila coperti. All’esterno, nel vasto piazzale spalancato sul mare si erge la grande statua in ghisa di Ferdinando II. Alta più di 4 metri e fusa nell’Opificio nel 1852, ritrae il sovrano che ordina con gesto regale la fondazione delle Officine e sembra vegliare soddisfatto sulla sua preziosa creatura.
Apertura: venerdì, sabato e domenica dalle ore 9 alle ore 16 (con pausa del servizio di biglietteria dalle ore 13 alle 13.30). Il giovedì l'apertura avrà luogo solo su prenotazione per grandi gruppi.
Prezzo del biglietto: € 5,00 (intero) e € 3,50 (ridotto per gli adulti oltre i 65 anni, per i ragazzi tra 6 e 18 anni, e per tutti i visitatori in caso di parziale chiusura o inagibilità di alcuni padiglioni in caso di convegni o lavori di restauro).
Leggi tutto su www.fondazionefs.it/ffs/Attivit%C3%A0/Infrastrutture-e-musei/Pietrarsa.
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venerdì 27 dicembre 2013
Co.Mo.Do.
Co.Mo.Do. è una confederazione di Associazioni che si occupano di mobilità alternativa, tempo libero e attività outdoor. Co.Mo.Do. è un tavolo allargato di discussione e proposta sui temi della mobilità dolce, dell’uso del tempo libero, del turismo e dell’attività all’aria aperta con mezzi e forme ecocompatibili.
Obiettivi di Co.Mo.Do. sono la promozione, attraverso forme e modi da definire, di una rete nazionale di mobilità dolce che abbia come requisiti fondamentali:
- il recupero delle infrastrutture territoriali dismesse (ferrovie, strade arginali, percorsi storici ecc.)
- la compatibilità e l’integrazione fra diversi utenti
- la separazione dalla rete stradale ordinaria, o in certi casi la protezione della mobilità dolce sulle strade promiscue con i mezzi motorizzati a bassa intensità di traffico
- l’integrazione con il sistema dei trasporti pubblici locali e con la rete dell’ospitalità diffusa
Presidente Onorario: Anna Donati
Vicepresidente: Umberto Rovaldi
Segretario Generale: Debora Sanna
Consiglieri: Alessandra Bonfanti, Silvio Cinquini, Massimo Ferrari, Giulio Senes
Past President: Albano Marcarini
Co.Mo.Do. è dotata di un Centro Studi situato presso il Museo della Ferrovia Spoleto - Norcia, in via F.lli Cervi 10 a Spoleto.
Aderiscono a Co.Mo.Do.:
- AIPAI - ICSIM
- Alpine Pearls
- Associazione Italiana Greenways
- Associazione UTP - Utenti del Trasporto Pubblico/Assoutenti
- Associazione Go Slow Social Club
- Associazione Etnafreebike
- Associazione Tratturi e Transumanze
- CAI - Club Alpino Italiano
- FIAB Onlus - Federazione Italiana Amici della Bicicletta onlus
- FIFTM - Federazione Italiana Ferrovie Turistiche e Museali
- IVS - Inventario per le Vie di Comunicazione Storiche
- Italia Nostra Onlus
- Iubilantes - Rete dei Cammini
- Legambiente Onlus
- TCI - Touring Club Italiano
- Umbria Mobilità Spa
- WWF Italia
La Cosenza - San Giovanni in Fiore rappresenta uno dei massimi esempi ancora esistenti di ingegneria ferroviaria in Italia
Il progetto di una ferrovia che collegasse Cosenza al porto di Crotone era stato approntato sin dalla fine del XIX secolo . Presentato dall'ingegnere Ugolini, prospettava la costruzione della "Ferrovia Trans-silana", una linea a trazione elettrica da Cosenza che attraversato l'altopiano della Sila scendeva al porto di Crotone. Erano gli anni in cui la deputazione provinciale di Cosenza premeva presso il governo perché realizzasse il collegamento già previsto dalla Legge Baccarini per Nocera Terinese (sulla "Tirrenica") e la Spezzano-Lagonegro per il collegamento a nord verso Napoli. Ma le cose andarono per le lunghe in conseguenza di dispute tra Comuni, privati, altri enti e non ultima la Mediterranea (ancora impegnata nel completamento della Tirrenica). Si dovette aspettare il 26 gennaio 1911 perché la "Mediterranea", divenuta "Mediterranea Calabro Lucane" (MCL), ottenute le concessioni con legge n. 135/1911 iniziasse a svolgere il suo programma (definito da molti "faraonico" per la sua estensione). Solo alla fine degli anni venti, comunque, vennero iniziati i lavori e nel 1932 la ferrovia era realizzata solo per metà e con due sezioni tra loro staccate; in seguito lo sviluppo del trasporto di persone su strada fece scemare l'interesse per il suo completamento. Del progetto era stato realizzato il tratto Crotone – Petilia Policastro che rimase in esercizio fino ad agosto1972. Nel 1952 sembrò rinascere l'interesse per l'opera: venne redatto un progetto dettagliato di costruzione del tratto mancante di 38 km da San Giovanni in Fiore a Petilia Policastro che avrebbe realizzato finalmente il collegamento con il mare ed il porto di Crotone ma rimase sulla carta dato che nonostante il porto avesse costituito un importante elemento di trasporto del pino silano e del faggio, il traffico era crollato a causa del disboscamento indiscriminato del patrimonio boschivo. L'ultima tratta, da Camigliatello Silano a San Giovanni in Fiore, venne comunque inaugurata il 6 maggio 1956.
La linea ha tutte le caratteristiche di una ferrovia di montagna, a scartamento ridotto di 950 mm, con lunghe livellette con pendenze fino al 60 per mille ad aderenza naturale e curve di 100 m di raggio minimo. A differenza di altre linee calabresi delle ex FCL non ha invece tratte a cremagliera. Il percorso iniziale di 7 km fino a Pedace è in comune con la Ferrovia Cosenza-Catanzaro Lido. Erano state costruite 24 tra stazioni e fermate alla distanza media di 3,2 km. La velocità commerciale era di 30 km/h. Il servizio svolto agli inizi con trazione a vapore fu poi velocizzato con l'introduzione di automotrici.
Oggi il percorso della ferrovia dimenticata viene effettuato con un nostalgico treno delle Ferrovie della Calabria che circola su tutto il percorso e spessissimo viene trainato dalla locomotiva a vapore Borsig FCL 353 del 1926. Le vetture sono quelle d'epoca del treno turistico delle Ferrovie della Calabria nella livrea verde con fascia bianca, perfettamente restaurate, tenute in efficienza grazie all’impegno delle Ferrovie della Calabria. il viaggiatore del terzo millennio potrà ammirare suggestivi ed unici paesaggi dimenticati di grandissima rilevanza ambientalistica. Chiusa alla circolazione ordinaria dal 1997, la ferrovia che in passato ebbe importanza vitale di servizio soprattutto per l’integrazione sociale delle popolazioni della Sila, oggi riscopre una nuova vocazione riproponendosi in chiave turistica.
La sosta del gusto ad Asolo,punto d'arrivo della tramvia elettrica
Ad
Asolo
L'Associazione
l'Altratavola nasceva 22 anni orsono. L'aveva tenuta a battesimo
Luigi Veronelli, direttore della rivista L'Etichetta, con tre
appuntamenti ad Asolo e Casella d'Asolo.
Per
ricordare Luigi Veronelli e Daniele Canciani la trasmissione
televisiva L'Italia del Gusto ha realizzato uno stage di informazione
alla Trattoria
Ciarniei di Pagnano,
'creatura' dell'oste veneto-friulano, recentemente scomparso.
A pochi
chilometri dal centro storico di Asolo, c'è la trattoria Ciarnie I
che è stata fondata nel 1967 dalla famiglia Canciani.
Il locale è rinomato per il prelibato menù a base di piatti tipici della cucina veneto friulana.
Il locale è rinomato per il prelibato menù a base di piatti tipici della cucina veneto friulana.
La tramvia elettrica a Crespignaga - La nostra sosta a Maser
Crespignaga
L'abitato
si dispone lungo la SP
84 "di Villa Barbaro", addossandosi ai piedi dei colli
Asolani
(è dominata dalla montagna Grande, 403 m
s.l.m.).
È l'abitato più occidentale del comune, trovandosi tra Coste
e Casella
d'Asolo.
I primi insediamenti umani avrebbero origini
romane:
un'ipotesi lo avvicinerebbe al nome proprio Crispinius. Nel
Medioevo
Crespignaga era nota per il suo castello, andato distrutto nel 1338
durante gli scontri tra Veneziani
e Carraresi.
Dell'edificio non restano tracce, se non le solide testimonianze dei
documenti scritti e delle tradizioni. Citato sin dal 1168,
si articolava in una cinta più esterna al cui interno sorgevano
altre strutture fortificate, tra cui la casa del Bonifacino,
residenza del signore. Le mura erano circondate da una frata,
ovvero un'area mantenuta boscosa per impedire l'accesso degli
aggressori.
Vogliamo
ricordare un luogo di sosta, degno delle nostre libere meditazioni :
l'Osteria Longon,
in via Marosticana al civico 17.
Un
tempo solo bar, il locale , grazie anche alla spinta delle nuove
generazioni, si è trasformato
in
un ristorantino che propone, al volgere delle stagioni, menù
ispirati alla cucina di tradizione.
Non
manca una certa creatività, frutto della genialità del giovane
cuoco.
Sicuramente
da visitare!
Storia di Caerano di San Marco
Molte volte
nell'effettuare le ricerche riguardanti l'età preistorica di un
determinato comune ci si accorge che queste sono scarse, imprecise,
spesso non suffragate dal ritrovamento di qualche reperto
archeologico, o addirittura non ve ne sono. Allora per avere un'idea
abbastanza attendibile del territorio in esame si deve volgere la
nostra attenzione alle aree immediatamente vicine dove queste
esistono, tenendo conto della sua posizione geografica, orografica e
idrografica. E' il caso dell'attuale territorio del Comune di Caerano
di San Marco, che, appunto, in tempi preistorici doveva trovarsi ai
margini di una grande foresta e molto spesso sommerso dalle acque del
Piave e del suo affluente Cismon. Questi fiumi, secondo una teoria
formulata da alcuni studiosi, avrebbero depositato, durante tali
inondazioni, una grande quantità di materiale alluvionale, che poi,
per combinazione chimica e con l'andare dei secoli, avrebbero dato
quella caratteristica colorazione rosso - bruno ai terreni di tutta
l'area.
Qui vi sono scarse tracce lasciate dai Paleoveneti o da altri popoli antichi, che, probabilmente, vi abitarono come la vicina Montebelluna. Scarse sono pure le notizie risalenti all'epoca romana, se si esclude il ritrovamento di un sarcofago, in località Lavajo, ora conservato nel Museo Civico di Treviso. Esso presenta invero uno scarso interesse dal punto di vista artistico, ma gli studiosi, osservando le acconciature maschili e femminili delle figure in esso scolpite, sono riusciti ad attribuirlo all'età severina.
Qui vi sono scarse tracce lasciate dai Paleoveneti o da altri popoli antichi, che, probabilmente, vi abitarono come la vicina Montebelluna. Scarse sono pure le notizie risalenti all'epoca romana, se si esclude il ritrovamento di un sarcofago, in località Lavajo, ora conservato nel Museo Civico di Treviso. Esso presenta invero uno scarso interesse dal punto di vista artistico, ma gli studiosi, osservando le acconciature maschili e femminili delle figure in esso scolpite, sono riusciti ad attribuirlo all'età severina.
Scarsi quindi i segni
lasciati dalla colonizzazione romana su questo territorio, anche
perché Roma, dopo che il console Mario sconfisse nel 101 a.C. i
Cimbri qui calati, non lo inclusero nelle centuriazioni di Asolo e di
Treviso, ma lo assegnarono, nella sua maggior parte, al "castrum"
di Montebelluna, che, posto in posizione strategica, dominava e
controllava la valle del Piave e tutte le strade che la percorrevano;
fin da allora Caerano rimase legata a Montebelluna, che per molti
secoli ne fu il capoluogo civile e visse gran parte delle sue vicende
storiche.
Cade l'Impero romano d'Occidente, ma di Caerano non abbiamo notizie dell'epoca delle invasioni dei Goti, degli Ostrogoti e dei Longobardi. Non sappiamo ciò che qui accadde al tempo delle scorrerie effettuate dagli Ungari dal 899 al 959, i quali misero a ferro e a fuoco il vicino "castrum" di Montebelluna, dove rimase la sola "Rocca", testimonianza dell'antico accampamento fortificato romano, ad assistere per lunghi anni ancora a molte guerre ma anche a numerosi concigli di pace, a importanti incontri di parlamentari e a raduni di pacifiche comunità.
Montebelluna, al tempo di Federico I, divenne un fiorente centro commerciale e le sue benefiche conseguenze si fecero sentire su tutto il territorio, quindi anche a Caerano, divenendo poi oggetto di aspre contese per il suo possesso tra il vescovo della diocesi ed il nascente Comune di Treviso.
Il primo documento scritto che ricorda Caerano è per così dire anche quello che interpreta tutta la sua realtà. Si tratta di un atto notarile steso il 27 gennaio 1148 da Mainardo notaio del palazzo vescovile, con il quale tra Gregorio, vescovo venerabile di Treviso e Lodovico Decano dei Canonici della Cattedrale, si permutava "peciam unam de terra in villa de Cairano, supra ripam". Le pergamene superstiti del secolo XII le più antiche da cui risulti almeno il nome del paese, ricordano solo qualche personaggio locale che insieme agli altri rappresentanti dei colmelli della pieve di Montebelluna, giurava in mano del vescovo Uldarico di ricevere a livello il castello Montebellunese con i terreni, i fossati e le mura, e colà amministrarvi la giustizia.
Cade l'Impero romano d'Occidente, ma di Caerano non abbiamo notizie dell'epoca delle invasioni dei Goti, degli Ostrogoti e dei Longobardi. Non sappiamo ciò che qui accadde al tempo delle scorrerie effettuate dagli Ungari dal 899 al 959, i quali misero a ferro e a fuoco il vicino "castrum" di Montebelluna, dove rimase la sola "Rocca", testimonianza dell'antico accampamento fortificato romano, ad assistere per lunghi anni ancora a molte guerre ma anche a numerosi concigli di pace, a importanti incontri di parlamentari e a raduni di pacifiche comunità.
Montebelluna, al tempo di Federico I, divenne un fiorente centro commerciale e le sue benefiche conseguenze si fecero sentire su tutto il territorio, quindi anche a Caerano, divenendo poi oggetto di aspre contese per il suo possesso tra il vescovo della diocesi ed il nascente Comune di Treviso.
Il primo documento scritto che ricorda Caerano è per così dire anche quello che interpreta tutta la sua realtà. Si tratta di un atto notarile steso il 27 gennaio 1148 da Mainardo notaio del palazzo vescovile, con il quale tra Gregorio, vescovo venerabile di Treviso e Lodovico Decano dei Canonici della Cattedrale, si permutava "peciam unam de terra in villa de Cairano, supra ripam". Le pergamene superstiti del secolo XII le più antiche da cui risulti almeno il nome del paese, ricordano solo qualche personaggio locale che insieme agli altri rappresentanti dei colmelli della pieve di Montebelluna, giurava in mano del vescovo Uldarico di ricevere a livello il castello Montebellunese con i terreni, i fossati e le mura, e colà amministrarvi la giustizia.
Al 1297 risale
l'esistenza documentata di una cappella di S.Marco, con la presenza
in loco di un curato, l'assegnazione di regolari legati per messe e
devozioni e la modesta attività di una confraternita laicale.
Qualche anno dopo già si solenizzava la festa del patrono S.Marco.
Questa chiesa poteva essere la stessa che nel 1467 in visita
pastorale, si voleva ampliata e uguagliata nel tetto e che quindi
giungendo così restaurata al secolo XVII, si trovava nell'area
appena sovrastante all'attuale sagrato e veniva a costituire perciò
il centro antico del paese, appunto leggermente più a nord
dell'attuale parrocchiale.
Una numerosa serie di pergamene conservate nell'Archivio di Stato di Treviso datate tra il 1200 e il 1300 e vertenti su compravendite e permute di terreni, individuando i fondi in oggetto localizzandoli chiaramente nelle quattro aree del paese che ancor oggi, almeno alcune così si denominano: "lavaglio", "riva", "campagna" e "visnà" o "visnadello". Infine dal "Catasticum Agri Tarvisini" dei primi del quattrocento, che regolava l'andamento delle strade della Marca Trevigiana, che documenta l'impianto viario di Caerano in quest'epoca: in esso vi si ritrovano gli antichi tracciati delle strade.
Caerano, come Montebelluna, nel secolo XIII fu signoria degli Ezzelini e visse tutte le vicende legate a questa potente famiglia; nel secolo XIV appartenne agli Scaligeri, quindi, dopo complicati avvenimenti storici, fu dominio di Venezia. La presenza della Serenissima però non fu gradita ai castellani di Montebelluna e delle ville montelliane e fu così che questi si ribellarono nel 1356. Il 18 febbraio 1359 fu poi conclusa la pace e la comunità di Caerano, appartenente al distretto di Montebelluna, venne assegnata al terzo Vicariato e da allora, sentendosi protetta da Venezia contro gli intrighi orditi da Francesco da Carrara, signore di Padova, che mirava al possesso del territorio, combatté lealmente e con valore nelle file dell'esercito veneziano acquistando grandi meriti, compensati da Venezia con lo sgravio di gabelle e di dazi.
Seguirono anni di un certo sviluppo economico e demografico, anche per il fatto che Venezia diede mano a grandi lavori idraulici per la canalizzazione delle acque del Brentella derivate dal Piave. Scopo di questa grande opera era quello di venire incontro alle esigenze della popolazione, che così generosamente e lealmente l'aveva servita in pace ed in guerra. Veniva perciò costituito a Venezia l'Ufficio delle Acque, poi trasferito a Treviso, il cui compito era quello di portare l'acqua e di irrigare i territori di moltissimi villaggi dell'alta pianura trevisigna, nonché quello di sfruttare queste acque per ottenere la forza motrice necessaria a far muovere le macine dei molini ed azionare i magli degli opifici; fu così che sorsero numerose piccole e grandi industrie del tempo sulle rive del grande canale e richiamò a Caerano molte famiglie attirate dalla nuove opportunità di lavoro.
Questo periodo di pace e di un relativo benessere economico venne però interrotto dalla guerra che Venezia dovette sostenere nel 1509 contro i collegati della lega di Cambrai. Durante questo sanguinoso conflitto, che mise in serio pericolo l'esistenza stessa di Venezia, le truppe dell'imperatore Massimiliano d'Austria operarono a Caerano grandi devastazioni ed eccidi, ma il valore dell'esercito veneziano e la grande abilità diplomatica svolta dal Senato Veneto costrinsero i collegati, dopo che erano sorti fra loro dissidi e rivalità, a concludere la pace.
A Caerano, come in tutto il Veneto, la vita della comunità riprese a scorrere serenamente ed operosamente, finché nel 1797, al termine della sua prima campagna d'Italia, Napoleone pose fine alla gloriosa Repubblica di San Marco. Seguirono anni di altalenanti occupazioni francesi ed austriache, ma dopo la pace di Vienna, nel 1815, tutto il Veneto cadde sotto il dominio degli Asburgo e inglobato nel regno Lombardo Veneto, lasciando a Caerano una certa autonomia amministrativa.
Durante questo periodo si verificava un fatto singolare che dava origine ad un nuovo e sensibile aumento demografico nell'attuale territorio del comune di Caerano. Si trattava di un grosso lascito della famiglia Benzi - Zecchini che obbligava la Casa di Riposo di Venezia a mantenere
Una numerosa serie di pergamene conservate nell'Archivio di Stato di Treviso datate tra il 1200 e il 1300 e vertenti su compravendite e permute di terreni, individuando i fondi in oggetto localizzandoli chiaramente nelle quattro aree del paese che ancor oggi, almeno alcune così si denominano: "lavaglio", "riva", "campagna" e "visnà" o "visnadello". Infine dal "Catasticum Agri Tarvisini" dei primi del quattrocento, che regolava l'andamento delle strade della Marca Trevigiana, che documenta l'impianto viario di Caerano in quest'epoca: in esso vi si ritrovano gli antichi tracciati delle strade.
Caerano, come Montebelluna, nel secolo XIII fu signoria degli Ezzelini e visse tutte le vicende legate a questa potente famiglia; nel secolo XIV appartenne agli Scaligeri, quindi, dopo complicati avvenimenti storici, fu dominio di Venezia. La presenza della Serenissima però non fu gradita ai castellani di Montebelluna e delle ville montelliane e fu così che questi si ribellarono nel 1356. Il 18 febbraio 1359 fu poi conclusa la pace e la comunità di Caerano, appartenente al distretto di Montebelluna, venne assegnata al terzo Vicariato e da allora, sentendosi protetta da Venezia contro gli intrighi orditi da Francesco da Carrara, signore di Padova, che mirava al possesso del territorio, combatté lealmente e con valore nelle file dell'esercito veneziano acquistando grandi meriti, compensati da Venezia con lo sgravio di gabelle e di dazi.
Seguirono anni di un certo sviluppo economico e demografico, anche per il fatto che Venezia diede mano a grandi lavori idraulici per la canalizzazione delle acque del Brentella derivate dal Piave. Scopo di questa grande opera era quello di venire incontro alle esigenze della popolazione, che così generosamente e lealmente l'aveva servita in pace ed in guerra. Veniva perciò costituito a Venezia l'Ufficio delle Acque, poi trasferito a Treviso, il cui compito era quello di portare l'acqua e di irrigare i territori di moltissimi villaggi dell'alta pianura trevisigna, nonché quello di sfruttare queste acque per ottenere la forza motrice necessaria a far muovere le macine dei molini ed azionare i magli degli opifici; fu così che sorsero numerose piccole e grandi industrie del tempo sulle rive del grande canale e richiamò a Caerano molte famiglie attirate dalla nuove opportunità di lavoro.
Questo periodo di pace e di un relativo benessere economico venne però interrotto dalla guerra che Venezia dovette sostenere nel 1509 contro i collegati della lega di Cambrai. Durante questo sanguinoso conflitto, che mise in serio pericolo l'esistenza stessa di Venezia, le truppe dell'imperatore Massimiliano d'Austria operarono a Caerano grandi devastazioni ed eccidi, ma il valore dell'esercito veneziano e la grande abilità diplomatica svolta dal Senato Veneto costrinsero i collegati, dopo che erano sorti fra loro dissidi e rivalità, a concludere la pace.
A Caerano, come in tutto il Veneto, la vita della comunità riprese a scorrere serenamente ed operosamente, finché nel 1797, al termine della sua prima campagna d'Italia, Napoleone pose fine alla gloriosa Repubblica di San Marco. Seguirono anni di altalenanti occupazioni francesi ed austriache, ma dopo la pace di Vienna, nel 1815, tutto il Veneto cadde sotto il dominio degli Asburgo e inglobato nel regno Lombardo Veneto, lasciando a Caerano una certa autonomia amministrativa.
Durante questo periodo si verificava un fatto singolare che dava origine ad un nuovo e sensibile aumento demografico nell'attuale territorio del comune di Caerano. Si trattava di un grosso lascito della famiglia Benzi - Zecchini che obbligava la Casa di Riposo di Venezia a mantenere
8
gratuitamente i poveri
qui residenti, per cui si assisteva ad una forte immigrazione di
persone indigenti provenienti dai comuni vicini, che, dapprima
sistematisi provvisoriamente in baracche, vi rimanevano poi in forma
stabile, dando origine anche all'odierna frazione di Stivanello.
Nel 1866, alla fine della terza guerra per l'indipendenza italiana, cessava il dominio austriaco su queste terre e anche Caerano, come tutto il Veneto, aderiva plebiscitariamente al regio d'Italia di Vittorio Emanuele II. Da allora la storia di questo paese si fonde e si confonde con quella di tutta la Nazione, mutando la sua denominazione da Caerano a Caerano di San Marco nel 1872 e ottenendo la piena autonomia amministrativa nel 1946. Era nato il Comune di Caerano di San Marco, che nel secondo dopoguerra conosceva il suo terzo e più importante aumento demografico, nonché un notevole sviluppo economico, per il sorgere sul suo territorio di molte aziende e di un grande complesso industriale specializzato nelle confezioni, che davano la possibilità di lavoro a molte migliaia di operai e di tecnici.
Nel 1866, alla fine della terza guerra per l'indipendenza italiana, cessava il dominio austriaco su queste terre e anche Caerano, come tutto il Veneto, aderiva plebiscitariamente al regio d'Italia di Vittorio Emanuele II. Da allora la storia di questo paese si fonde e si confonde con quella di tutta la Nazione, mutando la sua denominazione da Caerano a Caerano di San Marco nel 1872 e ottenendo la piena autonomia amministrativa nel 1946. Era nato il Comune di Caerano di San Marco, che nel secondo dopoguerra conosceva il suo terzo e più importante aumento demografico, nonché un notevole sviluppo economico, per il sorgere sul suo territorio di molte aziende e di un grande complesso industriale specializzato nelle confezioni, che davano la possibilità di lavoro a molte migliaia di operai e di tecnici.
Le soste del gusto a Caerano di San Marco
A
Caerano San Marco vogliamo ricordare l'Osteria da Caramea'
luogo d'incontro per giovani e meno giovani : ha saputo mantenere
l'impronta di osteria autentica, contemperando tradizione e
iniziative
per i giovani.
Sempre
a Caerano San Marco fate un salto all'Antico Forno di
Andrea Semenzin.
Abbiamo
conosciuto Andrea,titolare dell'Antico Forno di Caerano San Marco,
nel 2008.Per noi, cronisti dell’anima e delle suole di
scarpe consumate in percorsi alla scoperta dei piccoli produttori, è
stato un piacere scoprire un particolare pane rustico che ha
accompagnato le nostre degustazioni e il taglio di mitiche sopresse
in occasione di alcune degustazioni promosse da l'Italia del Gusto
nella zona dell'Asolano e del Montello.
“Interpretiamo-ci aveva detto-, nel nostro forno
quotidianamente, circa una ventina di tipologie di pane,con farine
diverse e prodotti diversi, suggeriti anche dal volgere delle
stagioni.Il giorno del sabato le proposte aumentano, perchè è la
giornata di maggior lavoro”.
Andrea serve anche numerose altre botteghe del
circondario, a dimostrazione che il consumatore ne apprezza la
qualità.
“ E' inutile nasconderci dietro un dito : il
calo dei consumi c'è ed è evidente. Bisogna adeguarsi ai tempi
mutati, calibrare la produzione e puntare sempre sulla qualità:”
L'Antico Forno propone anche una linea di dolci da
forno artigianali, oltre a tutte le leccornie che coincidono con i
tradizionali giorni del calendario.” Alcuni prodotti particolari
non abbiamo il tempo materiale di farli : allora i clienti possono
trovare dei prodotti di squisita fattura artigianale, che
selezioniamo con cura.”
Quando Andrea parla, aggiunge sempre quelle idee e
quella passione che rappresentano la linfa vitale per qualsivoglia
attività artigianale.
La fermata della tramvia elettrica a Posmon - La nostra sosta del gusto
A Posmon
Una delle fermate del
tram elettrico era a Posmon.
“La zona di Posmon, grazie alla sua posizione ai
piedi delle Rive e alla peculiarità di avere una falda acquifera che
scorre sotto la sua superficie, ha avuto insediamenti umani già da
millenni addietro. Sono noti infatti gli scavi in corso che stanno
portando alla luce una necropoli preromana e documentazioni storiche
raccontano che furono visibili per secoli i resti delle mura di un
accampamento romano.
Fu in
seguito un feudo dei Collalto e durante la dominazione della
Serenissima vi furono erette diverse ville tra le quali si distingue
Villa Pola,con il suo pregiato affresco raffigurante le gesta di
Carlo Magno,Villa Van Axel, al cui interno si trovano le prime
raffigurazioni ad affresco di Venezia e Piazza dei Signori di
Treviso,Villa Giustinian Rinaldi, Villa Contarini etc..
Lo
sfruttamento della falda acqui-fera,attraverso numerosi pozzi
artesiani, permise lo sviluppo di un villaggio che ebbe tra le sue
attività principali la coltivazione delle verdure. L’importanza
dei pozzi per questa zona è sottolineato dal fatto che lo stesso
nome “Posmon”, deriva da pos bon cioè pozzo buono.
Nel 1991,
allo scopo principale di sostenere la squadra che rappresentava il
quartiere nel Palio del Vecchio Mercato, nacque il Comitato
Festeggiamenti di Posmon.”
E'
impossibile dimenticare nella vicina via Castellana la Macelleria
Gastronomia di Rino Binotto.
La
scelta delle carni avviene ancora rigorosamente al vivo, nelle stalle
dei contadini (questa è la grande passione del Nostro). Poi nel
banco della macelleria è tutto un fiorire di proposte, che
assecondano la naturale evoluzione della professione : il macellaio
si fa un po' cuoco e 'incontra'
le
esigenze delle donne in carriera.
Ottimo
il reparto dei formaggi : tutti i prodotti proposti rivelano scelte
non banali.
La
macelleria propone anche la carne equina.
L'inaugurazione della tramvia Montebelluna-Asolo e le soste del gusto in centro
Pochi sanno che dal
1913 al 1931 Montebelluna (TV) era collegata ad Asolo ed a
Valdobbiadene da due linee tramviarie elettriche extraurbane, gestite
dalla Società Veneta Ferrovie.
Le due linee tramviarie, a scartamento ridotto (mt 1,00) erano alimentate alla tensione di 975 Volts c.c.
Entrambe le tramvie furono inaugurate il 3 agosto 1913.
La tramvia Montebelluna - Valdobbiadene era lunga km 16, mentre quella Montebelluna - Casella d' Asolo misurava Km 13. A decorrere dal 20 gennaio 1914 quest' ultima linea fu prolungata di circa km 2, da Casella d' Asolo ad Asolo centro.
Purtroppo tali tramvie rimasero in esercizio poco meno di 18 anni. Infatti, a causa del notevole calo dell' utenza, verificatosi a partire della seconda metà degli anni venti, entrambe le linee furono chiuse il 31 marzo 1931.
Le due linee tramviarie, a scartamento ridotto (mt 1,00) erano alimentate alla tensione di 975 Volts c.c.
Entrambe le tramvie furono inaugurate il 3 agosto 1913.
La tramvia Montebelluna - Valdobbiadene era lunga km 16, mentre quella Montebelluna - Casella d' Asolo misurava Km 13. A decorrere dal 20 gennaio 1914 quest' ultima linea fu prolungata di circa km 2, da Casella d' Asolo ad Asolo centro.
Purtroppo tali tramvie rimasero in esercizio poco meno di 18 anni. Infatti, a causa del notevole calo dell' utenza, verificatosi a partire della seconda metà degli anni venti, entrambe le linee furono chiuse il 31 marzo 1931.
(da Mondo Tram Forum)
Montebelluna, Corso
Mazzini con la folla per l'inaugurazione della linea tranviaria. Il
primo viaggio del tram sul tragitto Asolo-
Montebelluna – Valdobbiadene ( Archivio Fotostorico Istituzione
Biblioteca comunale del Comune di Montebelluna )
Le soste del gusto
Una sosta del gusto che
consigliamo è la Macelleria Equina dei F.lli Signor in Piazza
Jean Monnet.
Esclusiva e rinomata
macelleria in centro a Montebelluna, presenta un vasto assortimento
di carni di altissima qualità e prelibatezza. L'attività è a
conduzione famigliare ma è conosciuta a livello nazionale. Grande
cordialità e competenza .
Un'altra sosta, giusto
accanto alla Macelleria, è il Caffè Teatro. Caffetteria e ….
stuzzicheria di eccellenza , dove è possibile degustare i prodotti
del territorio (leggi formaggi e salumi), accompagnati da una ottima
scelta di vini locali. Vi è l'angolo della preparazione di panini,
snack,
tramezzini e
quant'altro le nostre beneamate voglie ci suggeriscono !
mercoledì 25 dicembre 2013
Rete ferroviaria in Albania
In totale: 896 km (dati 2008)
- Scartamento normale (1435 mm): 896km
- Gestore nazionale: Hekurudhat Shqiptare
La Hekurudhat
Shqiptare (in acronimo HSH) è l'azienda di trasporto
pubblico ferroviario
albanese, fino al 2000
di proprietà statale e oggi compagnia pubblica interamente a
capitale
statale. Fa parte della Union
Internationale des Chemins de Fer,
dell'International
Rail Transport Committee (CIT) e del South-east
Europe Railways Group (SERG).
Storia
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La ferrovia
arrivò in Albania
molto tardi, con oltre un secolo di ritardo rispetto alla maggior
parte dei paesi europei:
la costruzione di una rete commerciale cominciò solo nel 1946
con l'inaugurazione della Durazzo-Peqin
aperta nel novembre dell'anno successivo, e preceduta solo da alcune
linee a scartamento
ridotto ad uso minerario
e da alcune brevi tratte costruite tra il 1917
e il 1930
ad opera dell'Impero
Austro-Ungarico o del Regno
d'Italia principalmente per fini militari.
La costruzione delle linee ebbe il suo primo
spunto durante il periodo comunista,
che spinse molto sulle potenzialità di questo mezzo di trasporto
rendendolo di fatto il principale metodo per gli spostamenti,
imponendo il veto al possesso delle automobili
e con la limitazione per legge degli spostamenti via autobus
o autocarro
superiori agli 11 km.
La rete ferroviaria era praticamente isolata dalle
altre reti europee, a cui si collegava solo attraverso una tratta
merci attraverso il Montenegro
con stazione di confine
Hani
Hotit, che permetteva il collegamento con la
rete dell'URSS
dove venivano mandate le materie
prime e i minerali
estratti sul territorio, principalmente cromo,
nickel
e fosfati.
La trazione era principalmente a vapore,
affiancata a partire dal giugno 1957
da mezzi diesel.
La ferrovia si snoda su terreni aspri, con pendenze fino al 18 °/00
nella tratta tra Elbasan
e Prenjas
aperta nel luglio 1973.
Nel 1986
venne aperto un secondo collegamento internazionale con Scutari,
e con la Jugoslavia,
affiancato l'anno successivo da un secondo collegamento con Coriza
esteso nel 1996
per altri tre km fino al confine con la Macedonia,
dove si unì con una tratta da 50 km di raccordo con la rete
macedone.
Verso sud la ferrovia si estendeva fino a Valona,
mentre a est sfiorava il confine con la Macedonia presso Pogradec,
estendendosi fino a raggiungere i 677 km di lunghezza complessiva e
impiegando oltre 9000 dipendenti. Nonostante la grande importanza
strategica di questo collegamento ferroviario, la manutenzione era
spesso trascurata e gli investimenti insufficienti a mantenere il
sistema in condizioni operative.
Con la caduta dell'URSS e l'affrancamento
dall'influenza comunista, nel 1990
lo stato si trovò di fronte ad un bivio: investire capitali enormi
per riportare in funzione le linee e le apparecchiature, o dismettere
il servizio ormai sostituibile dal boom del trasporto
su gomma liberalizzato. La prima scelta venne
attentamente considerata, dato anche il fatto che l'industria
estrattiva era in ginocchio avendo perso il suo principale cliente,
l'impero sovietico, e quindi il traffico pesante si era sensibilmente
ridotto. La povertà diffusa aveva spinto alcuni a rubare i cavi in
rame
delle linee e dei telefoni di emergenza, e le linee erano così
malridotte che nel gennaio del 1992
lo stato si vide costretto a chiudere totalmente i servizi residui a
tempo indefinito.
L'operazione di rivitalizzazione venne affidata
sempre nel 1992 ad un giovane ingegnere e manager, Ferdinand
Xhaferri, all'epoca nemmeno trentenne, nominato
direttore generale.
Xhaferri quasi dimezzò in poco tempo il numero di
dipendenti, arrivando nel 1993 a soli 5200 dipendenti. Con
investimenti oculati riuscì non solo a riportare ad uno stato
operativo le ferrovie entro la fine del 1992, ma anche a riguadagnare
buoni standard di puntualità.
Affidò ad una compagnia di consulenza
indipendente, la irlandese
CIE Consult uno studio obiettivo e ad ampio raggio su come ridare
forza alla compagnia: il risultato fu la scelta di cambiare
nettamente l'impostazione del business, trasformando la vecchia
struttura di stampo industriale in una moderna rete per traffico
passeggeri.
Nel 1993 il servizio arrivò a trasportare
4.000.000 di passeggeri (un terzo rispetto ai 12 milioni del 1980,
periodo di picco operativo), per 223 milioni di passeggeri x km. Un
netto miglioramento rispetto ai 2,8 milioni di passeggeri e circa 180
milioni di passeggeri x km dell'anno precedente, il picco negativo.
Già nel 1994
la compagnia operava con successo 40 relazioni ferroviarie stabili.
Con l'aumento del traffico passeggeri si è
assistito al netto declino del traffico
merci, passato da 8 milioni di tonnellate/anno
del 1980 a circa 500.000 tonnellate del 1994. Questo sacrificio è
stato necessario per riportare il servizio a standard di efficienza
sufficienti sfruttando i più redditizi traffici passeggeri, ma la
compagnia intende riportare in efficienza anche il settore merci nel
prossimo futuro.
Nel 1997, anche grazie a cospicui investimenti
italiani, è stata rafforzata la linea tra Tirana
e il porto di Durazzo,
portando la velocità massima a 80 km/h e migliorando i sistemi di
comunicazione e sicurezza, portando la percorrenza dei 36 km a circa
30 minuti.
A partire dal marzo 2005
l'accesso alla rete ferroviaria è stato aperto anche ad altri
operatori, oltre alla compagnia statale, in una liberalizzazione del
mercato simile a quella applicata nell'Unione
Europea con la Direttiva
440/91/CEE.
Oggi le HSH mirano a diventare parte del Corridoio
8, il corridoio ferroviario europeo destinato
ad attraversare i territori balcanici.
Le tratte
La rete si compone di 447 km di linee principali e
230 km di linee secondarie, con scartamento
normale da 1.435 mm interamente a singolo
binario
e senza tratte elettrificate. La precedenza dei treni è possibile
solo in alcuni punti in cui esiste un raddoppio con scambi o in una
delle stazioni principali.
Le tratte sono armate con binari di tipo S-49 e
P-43, rispettivamente da 49.43 kg/m e 44.61 kg/m, più alcune tratte
più vecchie con armamento da 38 kg/m (binari medio-leggeri, quindi).
Le rotaie
sono assemblate con elementi corti, da 12 o 24 metri di lunghezza,
con traversine in principalmente in legno
o, in misura minore, cemento.
Il raggio minimo di curvatura è di 500 metri per
le linee principali, 300 per quelle montane, e le pendenze massime
oscillano tra il 9 e il 18 °/00.
La velocità
massima consentita è di 80 km/h ma una buona parte delle linee sono
ancora classificate per 60 km/h. Il carico per asse ammesso è di
20-24 tonnellate per asse (a seconda del tipo di armamento) e il
limite per metro lineare è di 8 tonnellate.
Rete ferroviaria in Moldavia
Nel 1844 il governatore
di Novorossiya
e Bessarabia
Michail
Voroncov sviluppò un progetto per la
costruzione di una ferrovia che collegasse Odessa
e Kiev,
passando per Tiraspol.
Nel 1871 fu inaugurato il primo
tratto che collegava Tiraspol
con Chişinău,
questa data è riconosciuta come la fondazione dell'azienda.
L'intera rete è costituita unicamente da ferrovie
a semplice binario, nessuna delle quali elettrificata. Si estende per
1.232 km, di cui 1218 con scartamento largo 1.520 mm e 14 km con
scartamento
standard di 1.435mm.
In totale: 1.138 km di linee ferroviarie (dati
2005).
- scartamento allargato (1524 mm): 1.124 km.
- Gestore nazionale: Calea Ferată din Moldova (CFM)
Rete ferroviaria in Macedonia
La prima linea ferroviaria della storia del paese
è stata costruita nel 1873 tra le città di Skopje
e Salonicco,
attualmente la Macedonia dispone di una buona rete ferroviaria,
connessa con quelle dei paesi confinanti Serbia,
Kosovo
e Grecia,
in particolare l'asse nord-sud che collega la Serbia
alla Grecia
è interamente elettrificato.
In totale: 925 km di linee ferroviarie pubbliche,
gestiti dal monopolista di stato Makedonski
Železnici.
La rete ferroviaria in Kosovo
La prima linea ferroviaria in Kosovo
venne aperta nel 1874 durante il periodo in cui faceva parte
dell'impero ottomano; venne esercita dalla Compagnie des Chemins de
fer Orientaux di Maurice de Hirsch allo scopo di collegare Skopje via
Hani i Elezit, Kosovo Polje con Kosovska Mitrovica]. In seguito
furono costruite le altre linee. Tra il 1929 e il 1991 la ferrovia
fece parte della Jugoslovenske Železnice (JZ). In seguito allo
smembramento del vecchio stato jugoslavo e allo stato di guerra
civile che ne è conseguito durante gli anni novanta del XX secolo le
linee del Kosovo vi si sono trovate coinvolte e danneggiate
pesantemente. Nel 1999 nell'ambito dell'intervento della KFOR il
genio ferrovieri italiano ha contribuito al riattamento di parte
delle infrastrutture danneggiate assumendone anche l'esercizio. Il 27
dicembre 1999 venne messo in circolazione il primo treno viaggiatori
tra Kosovo Polje e Zvecan dopo la lunga interruzione e ripresi i
servizi merci dalla Macedonia. Nel 2001 la rete ferroviaria venne
gestita da un organismo internazionale apposito mediante la
costituzione delle UNMIK Railways. Nel 2002 il servizio ferroviario
venne esteso fino alla stazione di Leshak gestita in comune con le
ferrovie jugoslave (JŽ) e il primo treno passeggeri vi giunse il 12
dicembre dello stesso anno. Nel 2006 la gestione delle ferrovie
kosovare è passata infine dall'UNMIK alla Hekurudhat e Kosoves
SH.a./Kosovske Železnice D.d. (HK). La proclamazione unilaterale di
indipendenza del Kosovo nel marzo del 2008 ha fatto sì che l'azienda
divenesse proprietà dell'autorità territoriale del Kosovo; il fatto
ha creato attriti con le Ferrovie della Serbia (Železnice Srbije)
per cui la tratta Leshak - Zvecan è ritornata in mano alla serba ŽS
Nel 2010 le autorità della Repubblica
del Kosovo hanno presa la decisione di attuare la liberalizzazione
del mercato ferroviario per adeguarsi alle direttive europee per cui
l'azienda ha subito un processo di ristrutturazione. Nel settembre
2011 l'azienda pubblica Ferrovie del Kosovo (HK), privatizzata, è
stata divisa in due società, la Trainkos per l'esercizio dei treni e
del personale e la Infrakos per la gestione e la manutenzione
dell'infrastruttura ferrovia
La rete ferroviaria del Kosovo consta
(al 2013) di 333,451 km di ferrovie atte al servizio passeggeri e
103,4 km per servizio merci e raccordi industriali, tutte a
scartamento normale]. La rete è interamente a binario unico e non
elettrificata. L'asse principale è quello nord-sud posto sulla
direttrice Belgrado-Skopje, tra Leshak e Hani i Elezit, i due punti
limite prima delle frontiere rispettivamente con la Serbia e con la
Macedonia. Hub delle ferrovie del Kosovo è la capitale Pristina,
dalla quale partono giornalmente treni Intercity per Peć e treni
locali per Hani i Elezit. Un treno Intercity internazionale, dal 28
febbraio 2006, collega quotidianamente Pristina a Skopje, in
Macedonia
Il dossier sulle reti ferroviarie dell'est europeo
Ileana Fofuca, vice presidente della Associazione Internazionale Azione Borghi Europei del gusto, stà preparando il dossier sulle reti ferroviarie di Romania, Moldavia, Albania , Kosovo e Macedonia, da presentare al VII Festival Europeo del Gusto sul tema delle Ferrovie Dimenticate.
domenica 22 dicembre 2013
Deposito locomotive di Castelvetrano
Il deposito locomotive di Castelvetrano era una infrastruttura di servizio ferroviario, per la sosta, la manutenzione ed il rifornimento delle locomotive ed automotrici delle Ferrovie dello Stato, un tempo a doppio scartamento; oggi non è più operativo.
Alla fine del 1879 in vista dell'apertura al traffico della tratta tra Stazione di Castelvetrano e Stazione di Trapani della Ferrovia Palermo-Trapani, a cura della Società Sicula Occidentale, si ebbe la necessità di un impianto ferroviario intermedio per il ricovero e la manutenzione delle locomotive prima del completamento della ferrovia fino a Palermo Lolli.
All'inizio degli anni dieci in previsione dell'entrata in servizio delle tratte Castelvetrano-Selinunte e Castelvetrano-Partanna della rete siciliana a scartamento ridotto l'importanza dell'impianto aumentò e dovette essere ristrutturato per lo scartamento doppio con le relative infrastrutture. Venne costruito a fianco degli primi due un terzo edificio per ricovero dei rotabili a scartamento ridotto, a due binari, con fosse da visita all'interno. La prima dotazione fu di locomotive a vapore del gruppo R.401 ma per poco tempo fino a quando non vennero rimpiazzate dalle nuove R.301. Nel 1926 l'impianto ospitò un'automotrice sperimentale costruita in collaborazione tra Officina rotabili FS di Firenze e Società Nazionale Officine di Savigliano che prese il nome di CER 870.001. Nel 1931 fu la volta di due automotrici diesel-elettriche sperimentali Fiat ma tutti e tre i prototipi ebbero vita breve per svariati problemi tecnici. A partire dal 1950 ebbe assegnate le nuove RALn 60 che vi rimasero fino alla chiusura. Qualche anno dopo il deposito ebbe anche l'assegnazione di due rotabili da manovra di piccola potenza RD.212 privi di condotta freno ad aria compressa.
Qualche anno prima della chiusura della linea per Sciacca e Ribera, nei primi anni ottanta, ebbe l'ultima dotazione di locomotive, le RD.142, prime ed uniche locomotive diesel da treno a scartamento ridotto delle Ferrovie dello Stato.Fino alla sua soppressione, all'inizio degli anni novanta, deteneva il primato di ultimo deposito locomotive FS a scartamento ridotto e di più meridionale d'Europa.
Il Mancappello, il simbolo di Biadene
Il simbolo di Biadene è il «Mancapello», poiché fin dal XV secolo vi
sorgeva un’antica locanda che aveva come insegna un uomo con il
copricapo in mano.
Proprio davanti al Mancappello vi era la fermata della tramvia elettrica Montebelluna-Valdobbiadene, come si può evincere dalle foto d'epoca.
A Biadene i giornalisti e i comunicatori del Cenacolo del Montello e dei Colli Asolani, hanno già realizzato dei momenti di incontro, che torneranno utili nella costruzione del percorso del gusto lungo l'antico tracciato della tramvia.
Proprio davanti al Mancappello vi era la fermata della tramvia elettrica Montebelluna-Valdobbiadene, come si può evincere dalle foto d'epoca.
A Biadene i giornalisti e i comunicatori del Cenacolo del Montello e dei Colli Asolani, hanno già realizzato dei momenti di incontro, che torneranno utili nella costruzione del percorso del gusto lungo l'antico tracciato della tramvia.
A Ponte dei Romani, in Crocetta del Montello
I giornalisti e i comunicatori dell'Associazione l'Altratavola hanno fatto tappa a Ponte dei Romani, località del Comune di Crocetta del Montello, ove vi era una fermata della tramvia Montebelluna-
Valdobbiadene.
"Crocetta del Montello è un comune di 5.714 abitanti della provincia di Treviso. La denominazione del comune fino al 1928 era Crocetta Trevigiana. Il predicato servì per distinguerlo dall'omonimo comune della provincia di Rovigo. Nel 1928 cambiò l'appellativo in del Montello in riferimento agli eventi della Grande Guerra. Il comune è stato costituito nell'anno 1902 a seguito dell'accorpamento delle frazioni Ciano e Nogarè, staccate dal comune di Cornuda (Censimento 1901: pop. res. 4160). Da sempre molto legata all’agricoltura e all’allevamento, facilitati dalla fertilità dei campi, l’economia di Crocetta del Montello ha visto aggiungersi una nuova voce alle entrate negli ultimi decenni: il turismo, che sta pian piano popolando la zona soprattutto durante i mesi estivi.
ETIMOLOGIA
Il toponimo Crocetta indicherebbe un incrocio fra strade attorno al quale si sarebbe sviluppata la località.
La nascita di Crocetta è recente e in origine rappresentava un modesta località di campagna dipendente da Nogarè. Quando Ciano e Nogarè andarono a formare un comune autonomo (1902), si scelse di porre la sede comunale proprio alla Crocetta, a metà strada fra le due frazioni; attorno al municipio finì per svilupparsi l'odierna cittadina. È poco noto ma a Crocetta del Montello ebbe sede la Corte dei Conti della Repubblica Sociale Italiana, presidiata dalla Xª Flottiglia MAS. Crocetta si sviluppato nei primi del 900 attorno a un canapificio costruito nel 1882 lungo il canale Brentella. Interessanti reperti archeologici rilevati in questa zona sono custoditi nel locale museo. Nel 1333, durante lo scavo per la costruzione del canale Brentella, sono stati rinvenuti i resti di un antico ponte romano. Nel 1320 gli eserciti degli Ezzelino e Cangrande della Scale si accamparono nella zona, prima di assaltare la vicina Montebelluna. Gli abitanti in antichità hanno sempre tratto il loro sostentamento dal vicino Montello con la vendita del legname e la raccolta dei funghi. Durante il dominio della Serenissima, per evitare il disboscamento eccessivo fu emanato un bando che regolamentava l'abbattimento delle piante; le piante qui tagliate servivano agli arsenali veneziani."
Valdobbiadene.
"Crocetta del Montello è un comune di 5.714 abitanti della provincia di Treviso. La denominazione del comune fino al 1928 era Crocetta Trevigiana. Il predicato servì per distinguerlo dall'omonimo comune della provincia di Rovigo. Nel 1928 cambiò l'appellativo in del Montello in riferimento agli eventi della Grande Guerra. Il comune è stato costituito nell'anno 1902 a seguito dell'accorpamento delle frazioni Ciano e Nogarè, staccate dal comune di Cornuda (Censimento 1901: pop. res. 4160). Da sempre molto legata all’agricoltura e all’allevamento, facilitati dalla fertilità dei campi, l’economia di Crocetta del Montello ha visto aggiungersi una nuova voce alle entrate negli ultimi decenni: il turismo, che sta pian piano popolando la zona soprattutto durante i mesi estivi.
ETIMOLOGIA
Il toponimo Crocetta indicherebbe un incrocio fra strade attorno al quale si sarebbe sviluppata la località.
La nascita di Crocetta è recente e in origine rappresentava un modesta località di campagna dipendente da Nogarè. Quando Ciano e Nogarè andarono a formare un comune autonomo (1902), si scelse di porre la sede comunale proprio alla Crocetta, a metà strada fra le due frazioni; attorno al municipio finì per svilupparsi l'odierna cittadina. È poco noto ma a Crocetta del Montello ebbe sede la Corte dei Conti della Repubblica Sociale Italiana, presidiata dalla Xª Flottiglia MAS. Crocetta si sviluppato nei primi del 900 attorno a un canapificio costruito nel 1882 lungo il canale Brentella. Interessanti reperti archeologici rilevati in questa zona sono custoditi nel locale museo. Nel 1333, durante lo scavo per la costruzione del canale Brentella, sono stati rinvenuti i resti di un antico ponte romano. Nel 1320 gli eserciti degli Ezzelino e Cangrande della Scale si accamparono nella zona, prima di assaltare la vicina Montebelluna. Gli abitanti in antichità hanno sempre tratto il loro sostentamento dal vicino Montello con la vendita del legname e la raccolta dei funghi. Durante il dominio della Serenissima, per evitare il disboscamento eccessivo fu emanato un bando che regolamentava l'abbattimento delle piante; le piante qui tagliate servivano agli arsenali veneziani."
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