venerdì 27 dicembre 2013

La Cosenza - San Giovanni in Fiore rappresenta uno dei massimi esempi ancora esistenti di ingegneria ferroviaria in Italia


La Cosenza - San Giovanni in Fiore rappresenta uno dei massimi esempi ancora esistenti di ingegneria ferroviaria in Italia. Di fatti la linea, partendo da Cosenza, situata nella valle del Crati a 232 metri sul livello del mare, raggiunge il picco a San Nicola Silvana Mansio, posta a quota 1405 (tetto ferroviario d'Italia), per poi ridiscendere a San Giovanni in Fiore, quota 1049. Per superare tanto dislivello di oltre 1000 metri, la ferrovia si avvalse di soluzioni ingegneristiche al limite delle possibilità dell'epoca.
Il progetto di una ferrovia che colle­gasse Cosenza al porto di Crotone era stato approntato sin dalla fine del XIX secolo . Presentato dall'ingegnere Ugolini, prospettava la costruzione della "Ferrovia Trans-silana", una linea a trazione elettrica da Cosenza che attraversato l'al­topiano della Sila scendeva al porto di Crotone. Erano gli anni in cui la deputazione provinciale di Cosenza premeva presso il governo perché realizzasse il collegamento già previsto dalla Legge Baccarini per Nocera Terinese (sulla "Tirrenica") e la Spezzano-Lagonegro per il collegamento a nord verso Napoli. Ma le cose andarono per le lunghe in conse­guenza di dispute tra Comuni, privati, altri enti e non ultima la Medi­terranea (ancora impegnata nel completamento della Tirrenica). Si dovette aspettare il 26 gennaio 1911 perché la "Mediterranea", divenuta "Mediterranea Calabro Lucane" (MCL), ottenute le concessioni con legge n. 135/1911 iniziasse a svolgere il suo programma (definito da molti "faraonico" per la sua estensione). Solo alla fine degli anni venti, comunque, vennero iniziati i lavori e nel 1932 la ferrovia era realizzata solo per metà e con due sezioni tra loro staccate; in seguito lo sviluppo del trasporto di persone su strada fece scemare l'interesse per il suo completamento. Del progetto era stato realizzato il tratto Crotone – Petilia Policastro che rimase in esercizio fino ad agosto1972. Nel 1952 sembrò rinascere l'interesse per l'opera: venne redatto un progetto dettagliato di costruzione del tratto mancante di 38 km da San Gio­vanni in Fiore a Petilia Policastro che avrebbe realizzato finalmente il collegamento con il mare ed il porto di Crotone ma rimase sulla carta dato che nonostante il porto avesse costituito un im­portante elemento di trasporto del pino silano e del faggio, il traffico era crollato a causa del disboscamento indiscriminato del patrimonio boschivo. L'ultima tratta, da Camigliatello Silano a San Giovanni in Fiore, venne comunque inaugurata il 6 maggio 1956.
La linea ha tutte le caratteristiche di una ferrovia di montagna, a scartamento ridotto di 950 mm, con lunghe livellette con pendenze fino al 60 per mille ad aderenza natu­rale e curve di 100 m di raggio minimo. A differenza di altre linee calabresi delle ex FCL non ha invece tratte a cremagliera. Il percorso iniziale di 7 km fino a Pedace è in comune con la Ferrovia Cosenza-Catanzaro Lido. Erano state costruite 24 tra stazioni e fermate alla distanza media di 3,2 km. La velocità commerciale era di 30 km/h. Il servizio svolto agli inizi con trazione a vapore fu poi velocizzato con l'introduzione di automotrici.
Oggi il percorso della ferrovia dimenticata viene effettuato con un nostalgico treno delle Ferrovie della Calabria che circola su tutto il percorso e spessissimo viene trainato dalla locomotiva a vapore Borsig FCL 353 del 1926. Le vetture sono quelle d'epoca del treno turistico delle Ferrovie della Calabria nella livrea verde con fascia bianca, perfettamente restaurate, tenute in efficienza grazie all’impegno delle Ferrovie della Calabria. il viaggiatore del terzo millennio potrà ammirare suggestivi ed unici paesaggi dimenticati di grandissima rilevanza ambientalistica. Chiusa alla circolazione ordinaria dal 1997, la ferrovia che in passato ebbe importanza vitale di servizio soprattutto per l’integrazione sociale delle popolazioni della Sila, oggi riscopre una nuova vocazione riproponendosi in chiave turistica.

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